Il foglio del mio quaderno, è nato in una cartoleria
vicino a Corso Risorgimento, tutto bello plastificato, pulitissimo e bianco
come le nuvole del cielo. La prima volta che è arrivato a casa mia, la mamma
l’ha preso in mano e, con cura, l’ha messo nel quadernone di arte. Il giorno
dopo, sono andata a scuola e la professoressa di arte, dopo aver spiegato come
gli etruschi costruivano gli archi, ci ha dato un compito molto preciso da
svolgere a casa: avremmo dovuto fare una ricerca dettagliata su questo popolo.
Così, durante le ore di studio a scuola, prendo in
mano il mio bel foglio dal quaderno e inizio a scrivere tutte le cose che ho
cercato su internet: scrivo tanto, ancora e ancora. Quando finalmente metto il
punto, il foglio inizia ad aprire gli occhi e si forma uno strappo gigante al
di sotto: forse era la bocca. Ad un certo punto, inizia ad appallottolarsi e a
scappare in mezzo a tutti gli altri, tanto che non riesco più a trovarlo!
Inizio a disperarmi, piango goccioloni perché so già, quanto si infurierà la
professoressa di arte quando scoprirà che non ho fatto il compito.
Il giorno seguente, vado di nuovo a scuola,
rammaricata più che mai. All’ultima ora, è arrivato il momento di consegnare il
foglio, allora la professoressa mi chiede: “Dov’è la tua ricerca, Giulia?” ed
io rispondo: ”E’ scomparsa!” ma, neanche il tempo di finire la frase, che il
foglio era ritornato nel quaderno al suo posto, senza che io lo vedessi
passare. Cerco quindi di capire perché si fosse nascosto ma il foglio, come
tutti gli altri, rimane impassibile: non gli potevo più parlare.
Quando tornai a casa, mi chiusi in camera e iniziai
a parlargli: mi spiegò che era scappato perché avevo fatto un enorme errore di
ortografia: avevo dimenticato un’acca al verbo avere!
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